Fu una Venere vera. La massa dei suoi capelli bruni scintillava con un solo lieve accenno all’argenteo, sicché vi era in essa già sparita il lubrificante della prima gioventù (quel luccicare che ce li fa apparire non come dei singoli fili di capelli, ma piuttosto come una massa omogenea, modulata come delle onde o il drappo di una gonna di seta, e li fa scintillare come illuminati da una luce propria); ma fu più che compensato dal suo corpo ancora sodo e fermo di una bambina, visto dal retro che stava in acqua, le braccia penzoloni; il seno in lei non era più che un accenno a cui né la grandezza né un’altra forma avrebbero potuto aggiungere più capacità di seduzione. Le linee nel volto acutamente disegnato, le palpebre pesanti, insieme ad uno sguardo cauto, guardingo, spesso diretto davanti a sé a terra, le aggiungevano gli attributi di una santa.
E di più del accendere la mia passione, allargava la mia immaginazione, la mia ragione: perché ora ero in grado di vedere in una Venere del Botticelli oltre che una pittura mistificata una vera donna; capii d’un tratto come doveva essere avvenuta che si avesse spogliata davanti al suo pittore (come egli solo avesse dovuto aggiungere al suo corpo profumato quei simboli che gli dettavano l’immaginazione, o come avesse Lei, portandone in sé già il germe, causatane la trasformazione: che, forse, la conchiglia da cui si erige in eternità, in quel momento, non fosse stato che il drappo dei suoi indumenti, che, scivolando giù, si rotolavano intorno alle sue belle caviglie1).
E così come mi sapeva ricollocare [orig. ‘riattaccare’] nella realtà la scena del dipinto nel suo attuarsi nel senso più materiale, si verificava anche (e forse così era da sempre) in un senso opposto. Perché ad alcuni esseri rari è in particolar modo dato di incarnare quelle figure mistiche, che popolano quei quadri del rinascimento, atte in scene da bagno2, e che svegliavano la fantasia degli uomini d’uno spirito sensibile e dei sensi acuti ( Vulnerabilità): sanno evocare loro lo spirito dell’amore che sembra semplicemente risplendere attraverso il loro incarnato (e forse dettando loro pure i gesti).
E se queste immagini, dipinte, mistificate, non sono altro che immagini di vere donne, è pure vero che alcune donne rappresentano in particolar modo quei miti, prima che si avessero manifestati attraverso l’arte.
Così si tratta di una ‘triplicità’ che scende nella – o risale dalla – profondità: arte (ovvero forma), donna, amore.
1 – Chi potrebbe giudicare quale delle due interpretazioni diverse sia la più vicina al divino, quale la più degna di ammirazione?
2 – Tanto stupiva che il modo con cui raccoglieva i suoi capelli con le mani, affiancanti la sua testa inclinata, obliqua, era identico a quello della Donna davanti allo specchio del
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