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Talvolta la #memoria ci prescrive un’immagine così precisa che quando in un certo momento viene fuori, cioè quando è scatenata da un’ispirazione, e mettiamo giù una curva o ci espriamo in una frase con un certo seguito di parole, di espressioni, dobbiamo stare molto attento a non cambiare troppo facilmente alcuni elementi che alla prima vista ci possano sembrare strano o meno adatto. E soprattutto quando elaboriamo queste cose (il che dobbiamo fare per precisare, per togliergliene dell’inutile), di non perdere quella sfumatura, che di solito è neanche (o forse soprattutto) a noi permesso di vederci. [scorgerci]
Così l’artista impara a scrutare con cautela, a palpare le sue stesse espressioni; intuire dove c’è una cosa da sostituire, da ripensare (memorizzare!), perché bisognava metterlo nel processo con velocità, per non disturbare il fluire del contesto; ma ugualmente a rispettare al massimo gli elementi riusciti in altrettanta velocità.
Ho sempre pensato che in pochi campi della creazione elementi come velocità e incredibile lentezza si incontrano a pari livello come nel disegnare caratteri per la stampa.
In quanto ai sensi sono sempre degli strumenti per spiegarci la realtà: quella in cui ci fanno mettere un passo davanti all’altro con le nostre gambe. E quando attraverso di essi ci mettiamo in contatto con una persona che in seguito ci è dato di amare, loro non sono in grado di distinguere il livello della loro percezione, nel momento decisivo: è la memoria che fa questo. Dunque non c’è amore senza il ricordo.
La sua capellatura prima apparsami d’un’oro così scintillante, una massa compatta e lucida, si prosciugava come uno di quei sassolini, cui bellezza, tirati fuori d’acqua a guardarli meglio, si perde fra un’attimo.*
* Un riferimento alla famosa frase di
tratta da Le Trésor des humbles, 1896- Related Typeface: Memoir