Per certi versi la fanciulla faceva meravigliare: per come non era una di quelle ben educate e viziose, ma come ostentava una sua femminilità col sorriso pieno di gentilezza; e perfino una lieve trascuratezza nei suoi vestiti (che del resto controbilanciava quel che si avrebbe potuto chiamare troppa «ambizione nel vestirsi» con una frescha noncuranza nelle sue attività giovanili del suo giorno), persino una macchia di sporco, non poteva distrarre da uno stile ben pensato, da una sicurezza nel vantarsi dei suoi punti più forti.
Il mantello sulla schiena era ornato con una grande coccarda, dal nastro di seta, che perfettamente corrispondeva con le sue calze di seta nera su cui senza dubbio puntava1 – seppure tutto quello, le scarpe, la calzatura, il mantello avrebbero potuto apparire in qualsiasi altra ragazza grossolano e persino goffaggine, se non fosse stato per quello squisito del loro insieme. Comunque nel suo caso erano di un decoro a righe oblique, cui linee s’incrociavano e sembravano voler distruggere ogni linearità oltre alla loro stessa, per evidenziare ancora di più un oblungo, nei suoi contorni vago riflesso latteo, che v’era disegnato dalla carne che si offriva [pulsante] sotto la stoffa scintillante. […of flesh which offers itself under the transparent silk.]
1 – E se educano le ragazze ad accavallare le gambe in questo modo come una posizione «chiave» per l’atteggiamento d’una donna in pubblico, certamente, qui, questo gesto ne trovava la sua completa giustificazione.