- Continued Essay: L’indifferenza
In questi momenti siamo, oltre a ciò, più liberi a contemplare qualsiasi tipo di bellezza, superba che sia (del resto è uno dei più grossi svantaggi di una tale bellezza al di sopra di ogni dubbio, che per la stessa palesità della sua bella apparenza, – e ché facendo forse mancare di coraggio il suo osservatore, e ché rende [‘o…’] la necessità d’uno sguardo1 più approfondito – manca spesso di venir arricchito attraverso una contemplazione più acuta da quegli elementi nuovi, di cui quasi si nutri e che arrivino dal di fuori a mescolarvisi come una catena genealogica ne ha bisogno di materiale nuovo), senza anelare, nel subconscio, a qualsiasi forma di attenzione verso di noi da parte di essa; al cui colmo opposto starebbe che ci facesse la fanciulla arrivare un foglietto di taccuino su cui fossero scritte le parole immaginate «ti voglio molto bene»2, o che creerebbe, magari, sedendole dappresso sulla sedia della metro un contatto di pelle (che palpitare del cuore poi!), nel tenue congiungersi dei gomiti se fosse pure soltanto attraverso i lacci della sua borsa; insomma tutto quello che in realtà ci renderebbe così propensi ad accontentarci di una forma assai inferiore3 finche ne intuissimo nel suo fondo certe inclinazioni verso la vita, simili alle nostre (e che il nostro occhio tenderebbe allora a scoprire piuttosto riflettuto in un certo dettaglio come, ad esempio, la linea increspata sul inizio dei capelli sopra d’un orecchio o la lacca tenera rosa sul dito d’un piede, invece che del suo tutto splendido) e quindi più probabilità di stabilirci un contatto reale, di valore insomma. Meccanismo, sotto il quale si cela, molto più che soltanto un complesso di inferiorità, una necessità della vita che, ignorandola, aveva spinti tanti uomini a correre dietro a donne che non potevano mai avere, o peggio forse, se le avessero trovate (medianti altre potenze esteriori come la ricchezza per esempio), ad essere infelici al loro canto.
Ma forse era anche una specie di pura pigrizia del subconscio, il quale sa che, in fondo, per la delizia che ci creeranno tali parole d’affetto, quella gioia immancabile, non sia affatto necessaria la regolarità dei tratti d’un viso eccezionalmente bello, non dipenda tanto dalle sue linee come ci vuol far credere la nostra ragione (o la nostra esperienza [‘predatata’] che d’ora in poi ci farebbe per questo cercare una nuova [forma] «superiore»); oppure, e forse più sublime (più brutale ancora), che tutto fosse dal tale [il subconscio malinconico] pianificato per poter, dopo l’aver trovati noi l’amore in un’altro essere, pur continuare il suo gioco (anzi, quel gioco che [‘rigoglie’] ancora di più, quando ci troviamo poi nella necessità di farlo cessare!): di ammirare, di andare in cerca altrove, e da cui magari trae una certa soddisfazione come quella che traiamo da un vizio pur sapendo che non ci reca che danni al corpo. (E chi potrebbe pensare, del resto, che il nostro desiderio mirasse al nostro essere felici, si sbaglia semplicemente perché il suo successo in questo significherebbe l’estinguersi della sua stessa stirpe, come quel medico che, pur pieno di buona volontà, non si augura un’umanità interamente risanata.)
Si spiegherebbe così, per questo sdoppiamento del nostro io, la sincera simpatia che scopriremo ci conservi una donna che dapprima abbia reagito con un brusco rifiuto al nostro tentativo di avvicinarla; per aver ella allora intuita il suo doppio gioco e che ben avvertiva, se venisse a realizzarsi sul suo conto, le avrebbe recato un sicuro dolore. Quindi era già sfiorata dalla voluttà se non già aggressività dei [suoi] desideri non appagati, ma allo stesso momento non ignorando anche la loro causa, cioè un vero sentimento d’affetto che nutrivavamo per lei nonostante tutto.
Quel desiderio noto per la sua malizia spesso lo rivolgiamo più facilmente al passato come le piante voraci che si piacciono coltivare in giardino; e quelli che ci ammoniscono di non farlo perché gli eventi lì non li potremmo (o meglio lui) cambiare [‘influenzare’], anziché starebbe esclusivamente al futuro4 le nostre capacità di creare, dimenticano che lo facciamo appunto per questo. Il tempo che li conserve i sentimenti che restano più fedele al suo soggetto; incambiabile come fosse una pittura racchiusa sotto il vetro ad allarme nel , protetta dalle stesse mani del suo creatore che altrimenti sarebbe indotto a ricomporvi continuamente gli elementi in un altro modo.
1 – Ricco delle complesse vicende a interferirvi nelle relazioni [‘interumane’] come la gentilezza ad esempio.
2 – Si riferisce al foglietto di Albertine in All’ombra delle fanciulle in fiore,
, p. 6783 – [aggiunto: ‘… che finisce col farci adattare al soggetto, di infiammarcene nel momento opportuno, trovandovi tutte le particolarità di bellezza di cui abbiamo bisogno’] […(del resto…orig.: ‘è uno dei più grossi svantaggi di una tale bellezza fuoristante che a nessuno offrono, come quei caratteri barocchi dalle linee troppo lisce su una carta troppo smagliante, quei irregolarità che solo il tempo a contemplarle riesce a trasformare in un qualcosa più complessiva, e che sollecitano la fantasia ad aggiungere qualcosa di suo ad arricchirne la bellezza ancora di più; e così spesso le loro linee come siffatti ne soffrono di una certa rigidità.)’]
4 – Che d’altronde non è vero perché ne formiamo l’immagine, come del resto, lo formiamo di qualsiasi bellezza pure nel presente: come quando prendiamo atto che la bellezza d’un viso, sulla cui simmetria presunta magari vigili la punta di un naso elevata, la traiamo fuori dal nulla, dandogli il nostro affetto, ma di cui presentiamo altrettanto il potere, già vagamente in essa innato, di ricondurlo [il volto] al nulla tramite il tempo facendoci abituare ad esso. Tempo di quale ad eccezione rimane incolumne [intatto, imperversato] soltanto quel dono raro, e che ci colpisce spontaneo, a cui niente s’aggiunge, da cui niente si detrae, e che chiamiamo grazia. Quale questa la incontrai d’improvviso in una fanciulla che se ne stava alla fermata d’un autobus, le gambe dovutamente chiuse, e guardandosi attorno con quel aria insieme umile e sapiente…
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