Una vera e propria inflazione delle loro bellezze caleidoscopiche, cui non dobbiamo dimenticare che ci è recato in gran parte dalla maniera in che si vestono. Quando in questa stazione spuntano sulle strade come i fiorellini sul vasto prato inondato dal sole e dal caldo.
E mi chiedevo come un non abile alla vista sentisse quei piedi lontani da lui di cui non gli poteva giungerne la vista1, come fosse per lui quel avvampare di sensazioni nuovi che gli recasse la primavera qualcosa di più intimo, di meno proiettato all’esterno, come lo era invece per me. Io, che non ne afferravo più le vere cause di questi mutamenti, cioè il cambiamento dell’aria, il risvegliarsi nel corpo del suo ciclo riproduttivo: tutto per me precluso dalla «vista» come da uno sipario nel teatro, o forse come da quelle moderne tele di copertura, stampate, che si mettono sopra le facciate delle case in ristrutturazione al fine di darci l’immagine della casa finita mentre di sotto i muratori stanno edificando con vera malta, con vera polvere.2
Forse era piuttosto il frusciare di un vestito nella brezza calda o il soffiare di una gonna di seta contro la sua mano quando una di queste fanciulle lo passasse da troppo vicino, oppure il vibrare delle loro voci più eccitate del solito, in grado di evocare in lui la sensazione rimastagli in memoria da quando aveva gustato il tocco del piede di una sua amante.
Come in quella ignota poesia che lavora colle impressioni che abbiamo ricevute altrove nella vita, e di cui riusciamo immedesimarci come di quelli dell’autore d’un libro attraverso la tenerezza di una sua parola. (E solo i più eruditi lo sanno come pure il tipo di lingua e perfino la forma dei caratteri influenzano su di essa: come vi aggiungano i gesti e persino i morbidi movimenti delle labbra, senza che ve ne giunga alcun suono, mentre parla, altra tenerezza allo sguardo di una madre russa rivolta verso sua bella figlia – giusto sì, parimenti, solo quando ci fosse [la parola] consueta e non ci giunga attraverso segni indecifrabili di una scrittura totalmente diversa alla nostra.)
E se avessi avuto ancora un qualche dubbio se ciò fosse possibile bastava presentarmi di come un certo odore, senza che lo potessi del resto definirlo, o una brezza d’aria calda, potevano rievocare in me quelle sensazioni piacevoli che mi recavano un tempo le mie vacanze nel piccolo paesino d’Italia, perché in esso erano convocati i profumi di una carta di parete che i padroni di casa nella quale stavamo in villaggio usavano per coprir delle larghe scale di gesso nella camera da letto su cui posavamo la nostra biancheria, e di come ormai nel mio ricordo questi momenti mi apparivano più veri di quando li avevo vissuti in persona.
1 – Vista (ossia una tale dimostrazione furiosa di tanta bellezza) che pensavo, nei giorni cupi e di sentimenti oppressi, ci era concessa quasi per crudeltà, dato che ci era proibito di gustarla tutta; e da cui l’unico mezzo di salvataggio fosse una strana specie di solitudine nella quale mi ero scacciato fin dalla mia prima gioventù, e di cui magari un psicologo avesse da cercarne la vera causa. Presto, lì, in questo stato d’animo, il rimorso è atto a trasformarsi in una tristezza dalla quale risalirà di nuovo in forma d’un sentimento più puro: come il seme di una pianta mediocre portato dal vento in una lontana terra più fertile lì fa nascere un fiore più raro e unico. Ma, forse, è solo perché un valido rimedio a non soffocare di fronte ad una così traboccante varietà, nella quale, sì, avessimo da fare una scelta ma di cui ci è impossibile l’afferrarne l’integro, può consistere solamente nel sottrarsene del tutto, lasciarci libera nella nostra immaginazione una «via magica» fino ad esso, inesistente soltanto nella ‘realtà’.
2 – E che quindi queste sensazioni per loro sostituiscano quelle bellezze in crepuscolo, ovvero, piuttosto al contrario, per noi non siano che dei squallidi palliativi per qualche cosa ben più profonda e che ormai tendessimo a mancare di afferrare coll’istinto.
Strange little girl