Mi chiedevo che cosa significhi, o in che consistesse la differenza tra il vivere con una donna bella o una meno bella: dacché si sa che i sensi una volta abituati a qualsiasi forma non sono più in grado di apprezzarla, anzi, col tempo, gli da noia.
Paragonabile al vivere in una bella città la cui splendida vista panoramica la facciamo godere, mostrandogliela ai nostri ospiti sbalorditi, ma le cui case in noi stessi non suscitano più quella passione iniziale di quando vi siamo entrati per la prima volta.
Così come una gamba cui forma sinuosa agogniamo di carezzare, di baciare, solo quando ci verrà sottratta o finché ci rimane intoccabile affatto; e comunque non più nella stessa maniera dopo che ne abbiamo gustata la ruvidezza della sua pelle di mattina.
Ma, nonostante tutto, già il fatto di saperla bella una cosa, e in esso di venir confermato dai nostri ospiti, ci reca una specie di conforto datoci seppur esclusivamente dalla parte della ragione: finché, pur sentendoci un po’ triste per la mancata emozione (ossia l’incapacità di goderne la bellezza), ci rimarebbe sempre il pensiero confortevole che non vi fosse posto migliore per viverci.