Altre invece ne coprono i difetti come una pelle rossastra come proviene da una circolazione irregolare, con uno smalto rosso denso che ci impressiona in quanto si trova su unghie ben poste su delle dita lunghe e molto affilate, i cui movimenti graziosi corrispondono ai suoi piedi fini ma lunghi (per cui, nel suo caso, con molto gusto ne aveva trovati i stivali di pelle scura marone, e il che interponeva nella mia mente l’immagine d’una certa «agilità», a causa d’un altra donna della mia vita: simile a quella, ad esempio, che a certe fanciulle che portano dei pantaloni neri larghi di seta, eleganti, conferisce a loro un’età avanzata impropriata, per via della donna matura che conoscevamo in passato e che li usava portare per motivi di lavoro) leggermente piegati verso l’interno, sembrante accennare ad un certo atteggiamento docile il che aumentava il suo fascino: sostando in bilico tra un’allegra elasticità di donna slanciata vestita alla moda e una certa cupa ma sincera tenerezza da madre. Faceva pensare alla libertà cui deliberatamente doveva aver rinunciata e per cui malinconicamente vedeva perduti certi versi del suo carattere.
Ma forse avevo mal interpretate quelle linee slanciate, inflesse, malinconicamente raccolte, in quanto, come intorno a un punto di centrifuga in un tondo rinascimentale, intendevano solo ad assorbire quelle della bambina rivolta a lei, in un’orbita tutta sua.
O forse questo semplicemente lasciava trapelare i due lati di lei, essere bambina e madre nello stesso tempo. In quanto nell’amore per una donna, in un modo o l’altro, vi rimane sempre un’allegamento allo stato primordiale della vita: l’uomo giovane che nella donna ama sempre in parte una madre, come l’uomo diventato più vecchio vi vorrebbe amare sua propria figlia. Finché si rassegnerà un giorno ad amarla per la vicinanza alla sua morte.